L’infiammazione tendinea è generalmente determinata da carichi di lavoro eccessivi che sollecitano ripetutamente la struttura, “stressandola”: in pratica è la conseguenza di microtraumi e microlesioni ripetute nel tempo che indeboliscono e/o danneggiano alcune fibre tendinee, determinando lo stato infiammatorio prima e lo stato degenerativo poi.
All’origine di tali microtraumi di solito c’è la ripetizione di un movimento errato, a causa di vizi posturali, nell’ambito di attività lavorative o nella pratica scorretta e/o eccessiva di uno sport (non a caso due diverse tendiniti a carico del gomito sono note popolarmente anche come gomito del tennista e del golfista, per quanto non interessino esclusivamente gli sportivi). Anche l’utilizzo di calzature inadatte può portare a sviluppare una tendinopatia. Inoltre, con l’avanzare dell’età i tendini diventano fisiologicamente meno resistenti e sono più soggetti a traumi e lesioni.
Il sintomo tipico e caratterizzante è un dolore acuto nel punto in cui si trova il tendine infiammato, che può anche essere molto intenso e deve essere trattato con tempestività, per evitare che cronicizzi.
In caso si presenti uno stato doloroso, si può inizialmente fare ricorso a un trattamento topico (con gel o pomate) con FANS, cioè farmaci antinfiammatori non steroidei (a base per esempio di diclofenac), che riescono a svolgere la propria azione farmacologica rapidamente e in modo mirato sul tendine dolorante.
Dopo questo primo intervento necessario per calmare i sintomi, è però consigliabile rivolgersi al medico, tanto più se l’infiammazione tende a ripetersi. Quest’ultimo può sottoporre il paziente ad accertamenti diagnostici (radiografia, ecografia o, eventualmente, risonanza magnetica) per valutare le condizioni del tessuto tendineo, come l’eventuale presenza di calcificazioni o di processi degenerativi già in atto.
Il medico prescrive inoltre, in genere, una fisioterapia specifica di riabilitazione, con esercizi che permettono anche di imparare a svolgere i movimenti in modo corretto, favorendo la prevenzione e la riduzione del rischio di recidive (cioè di ricomparsa del problema).
Si abbina di solito anche una terapia fisica strumentale, cioè una fisioterapia che sfrutta specifici macchinari. Solo nei rari casi in cui tutto ciò non sortisca benefici può essere necessaria la chirurgia.
In ogni caso, un buon allenamento, che preveda esercizi di stretching e riscaldamento prima dell’attività sportiva, oltre al mantenimento di una postura corretta durante le normali attività quotidiane, rappresentano degli accorgimenti in grado di prevenire problemi di questa natura.